like echoes nobody hears, it goes

forse non avrei dovuto pubblicare questo video
sono sempre stato un convinto sostenitore del fatto che non ci sia bisogno di far vedere sangue, cadaveri o altri spettacoli tremendi per portare avanti un discorso, per esprimere un’idea o un sentimento
però questa breve clip, rubata dalla papera zoppa, mi ha colpito più del solito, anzi mi ha completamente sconvolto, forse proprio perché non mostra né sangue né violenza, ma solo il dolore

risale a qualche giorno fa
c’è un telegiornale in onda, in diretta, su una delle televisioni israeliane, c’è una giornalista che sta per lanciare un servizio sulle ennesime dichiarazioni di guerra del ministro della difesa
c’è un collega in studio che riceve una telefonata improvvisa da parte di un suo amico, un medico palestinese, si chiama aboul aish, è di gaza ed è anche un collaboratore abituale della televisione
viene spesso contattato, il dottor aish, perché da quando è iniziata la guerra è a gaza con la famiglia, e da giorni comunica agli spettatori il punto di vista dei gazawi, il loro terrore quotidiano, la loro convivenza con la morte
stavolta è diverso, non è stato contattato, ha chiamato lui
una granata israeliana ha appena ucciso tre delle sue figlie
improvvisamente, in diretta, durante la trasmissione, irrompe il dolore di quest’uomo
urla di pianto strazianti, impossibili da fermare, l’inspiegabile assurdità di una perdita così enorme, così insopportabile, eppure così prevedibile e temuta
come si può concepire un lutto così grande, come ci si può fare una ragione?
aboul aish è un dottore che opera a tel aviv, è un ginecologo, con il suo lavoro aiuta chissà quanti israeliani ad avere una vita migliore, e allora come si può spiegare questa ricompensa?
lo sguardo pietrificato del giornalista che riceve la telefonata, schlomi, il suo amico, il dubbio che sembra attraversare la mente della sua collega, sono una piccola speranza di umanità in un popolo che, stando ai sondaggi, ha approvato a grandissima maggioranza questo terribile intervento militare nella striscia
è da questo barlume di umanità che si deve partire

tutti i telegiornali nazionali hanno detto che l’operazione piombo fuso è terminata, che la guerra è finita, che “la situazione è tornata alla normalità”, e già non se ne parla più
non è così, ovviamente, non potrà mai essere così, non nella striscia di gaza
se non tolgono l’assedio, se non riaprono i varchi, se non permettono alla popolazione sopravvissuta di avere cibo, elettricità, medicinali, di ricevere gli aiuti dall’esterno, di poter lavorare, pescare, spostarsi, non ci sarà mai la fantomatica normalità
ci sarà soltanto l’ennesimo assedio, l’ennesima guerra non ufficiale, e decine di migliaia di famiglie raggiungeranno nuovi livelli di disperazione, sotto gli occhi impassibili e inumani dei governanti di mezzo mondo

l’altro giorno ho visto pagliara entrare nella striscia di gaza probabilmente per la prima volta in più di cinque anni di corrispondenza da gerusalemme
per la prima volta l’ho visto rendere (e forse rendersi) conto della tragedia che tsahal ha portato in quella terra, della distruzione e della disperazione che sembrano non avere fine
eppure, anche di fronte all’implacabile evidenza, questo servo della propaganda ha deciso di non mollare le sue posizioni allineatissime e scagliarsi inutilmente contro la ripresa della costruzione dei tunnel al confine con l’egitto, quasi tutti bombardati e semidistrutti durante piombo fuso, tunnel che pagliara definiva strumenti per il contrabbando internazionale di viveri e probabilmente di armi
accidenti, contrabbando di cibo
questo sì che è un grave problema della striscia di gaza
non il fatto che anni di assedio abbiano ridotto alla fame più di un milione di persone, non il fatto che a gaza non ci sia lavoro, che non ci sia cibo, che i pescatori (in un territorio che è costiero per definizione) vengano ancora ricacciati a riva dalle cannonate delle navi militari israeliane; non il fatto che muoversi sia praticamente impossibile, che tutti i confini, compresi quello con l’egitto del pessimo mubarak, siano bloccati, che le incursioni dell’esercito israeliano non siano affatto finite (non lo erano nemmeno durante la famosa tregua prima dell’inizio della guerra) e che ancora si muoia per colpa delle bombe inesplose rimaste sul terreno e per via degli effetti devastanti delle armi illegali usate da israele sulla popolazione inerme
si contrabbanda cibo, a gaza
forse perché il cibo a gaza non c’è, pagliara, te lo sei mai chiesto?

da qualche quarto d’ora è finito il giorno della memoria, e allora ho voluto ricordare
non credo che si debbano limitare la propria sensibilità e la propria memoria a eventi selezionati, senza abbracciare tutte le ingiustizie del mondo
se calerà il sipario sulla palestina, se faremo finta nuovamente che sia tutto finito e che non ci sia più niente che ci riguardi, allora non c’è giorno della memoria che tenga

11 pensieri su “like echoes nobody hears, it goes

  1. Si, Luca, è proprio vero. E’ inutile ricordare il passato se non si riescono più a formare ricordi recenti. Gaza è l’altro giorno ma se ne sono già dimenticati. Un saluto.

  2. Non ho il coraggio di vedere il video. Ho letto la notizia e sono rimasto pietrificato. Non è possibile andare avanti così, e non c’è ragione (o meglio, ci sono ragioni che però non sono umane). E non è ammissibile che si continui così, come se tutto ciò fosse un gioco.

  3. non sono riuscita a vedere tutto il filmato..non ce l’ho fatta.sono senza parole. hai ragione, questo è l’unico modo che abbiamo per non dimenticare, come puntualmente facciamo a distanza di pochi giorni, ore, minuti.

  4. mi rendo che il video può essere sconvolgente, per me lo è stato, molto più di tutte le foto cruente che vari siti postano a sostegno di qualsiasi tesi
    vorrei che non ci fosse un unico giorno della memoria, che non ci fosse un’unica memoria
    ciao a tutti, e grazie
    luca

  5. Anche io avevo visto questo video da lameduck. Poi ho visto un’intervista a tzipi livni che diceva “ma noi telefoniamo sempre prima di bombardare: sa quante telefonate abbiamo fatto!? migliaia”… Agghiacciante.

    Strumentalizzare la memoria è peggio che dimenticare.

  6. la guerra è orribile. queste immagini lo ripetono. ma la storia non è una cosa semplice. non ci sono i buoni da una parte e i cattivi dall’altra. nemmeno quando i palestinesi di gaza sono ammazzati a migliaia dagli israeleiani.
    il segreto della fotografia, dicono, non è la scelta del soggetto, ma la selezione di ciò che c’è da escludere. se vuoi, questo è vero anche per un video. solo che certe cose hanno a che fare col contesto. e con il sant’antonio di colpe e frustazioni che si tramandano di generazione in generazione.

  7. Una grande passione anima queste righe… Credo che molte persone, dentro e fuori la rete, abbiano fatto un piccolo salto di qualità, verso il recupero del proprio Sguardo, negli ultimi trenta giorni. Andiamo avanti. Grazie, per ora. A risentirci.

  8. Avevo letto la notizia, ho guardato il video.
    Da padre puoi credere come sto.
    Tutto questo dolore non può non insegnarci niente, altrimenti mi chiedo che ci stiamo a fare qui.
    Se le notizie non ci portano ad imparare, se restano solo flash delle vite (spezzate) altrui, tutto non ha senso.
    Dan

  9. @klochov: ho trovato altrettanto ingiustificabile l’articolo sul corriere che tentava di ridimensionare le responsabilità di israele riducendo arbitrariamente il numero dei morti e accusando hamas di propaganda sulle cifre
    cifre che sono state poi confermate addirittura dallo stesso esercito israeliano, anche se di questa conferma sul corriere non si parla più di tanto
    quanto si deve essere allineati per poter scrivere un pezzo del genere?
    @nicola: certo che non ci sono bene e male assoluti, ci mancherebbe, da quello che scrivo vorrei che si capisse
    poi però ci sono responsabilità ben più gravi da una parte che dall’altra, e un mezzo secolo di propaganda implacabile a livello planetario che vuole nasconderle
    @messier: lo spero, la rete serve anche a questo
    @d4rkcloud: non ti preoccupare, ti capisco
    @dan: ho messo questo video così forte ed emozionante non tanto per il pianto di dolore insopportabile di quel padre disgraziato, quanto per lo sgomento e per la goccia di dubbio che voglio immaginare stia scivolando nelle coscienze dei giornalisti ebrei in studio, che sembrano non sapere come reagire di fronte alla crudeltà di una guerra che fino a quella telefonata approvavano in toto
    quella goccia è l’unica cosa positiva di tutto il video, e probabilmente di tutta la guerra
    ciao a tutti, e grazie
    luca

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