rain comes down, like it always does, this time i’ve got seeds on ground

luminisapevo che non ci sarei mai riuscito
era improbabile che potessi tenere il ritmo che volevo impormi, non ho tempo (non ho più voglia?) di scrivere quando sono libero e scarico, figuriamoci in questo periodo di chiusura d’anno in cui vado rincorrendo gli istanti per respirare
però ecco, ripescare il 2015 in questa fase ci sta bene, perché me lo ricordo come un anno faticoso, un anno di trasferte ovunque, di scadenze improrogabili, di privazione di sonno inaspettata e indigesta, di primo vero scontro con la realtà di un tempo che cola via dalle mani come sabbia, e per te non ne rimane che qualche granello
per carità, un anno pieno di emozioni, di foto, di stupore per le prime volte, un anno che potevo ben considerare il primo della mia seconda vita, quella da padre, ed effettivamente le sensazioni e i sentimenti della vita precedente sono sempre più sfumati e indistinguibili
ma è stato anche l’anno del mio primo e ultimo burn-out, proprio in questo periodo, un crollo fisico verticale dopo una scadenza lavorativa immensa, che avevo portato a termine pagandone purtroppo il fio

al dieci metto death with dignity, di sufjan stevens
è la canzone che apre carrie and lowell, un disco meraviglioso e commovente, poetico, dolcissimo, sul rapporto con la madre e con la (di lei) morte, sul dolore e la riconciliazione
il ritorno di sufjan alla strumentazione minimale, alla voce flautata, all’intimità più dolente e catartica
tra i dischi migliori del decennio

al nove nutshell degli alice in chains, rigorosamente nella versione unplugged, con loro che salgono sul palco uno alla volta tra gli applausi, e layne arriva per ultimo sotto un boato e ha i capelli rosa e gli occhiali da sole e sembra stia per morire e lo vorresti abbracciare e rassicurarlo e non farlo andare via, perché in cuor tuo già sai come andrà a finire, e poi canta e la sua fragilità è la tua, la sua oscurità è la tua, la sua sincerità è la tua
mtv unplugged è un disco che ho divorato in tarda adolescenza, trovandolo di qualche chilometro superiore a qualsiasi altra cosa layne e jerry abbiano mai realizzato in una carriera comunque rispettabilissima
un disco che mi fa compagnia sempre, a cui ritorno più spesso di molto altri, ma non so perché ci fossi ritornato sotto proprio in quell’anno, sarà che in macchina mentre guidi scivola via che è un piacere, e ti riscopri improvvisamente a cantare tutte le parole con l’impegno e la passione che meritano, e arrivi dai clienti che sei senza voce

all’otto morning di beck
la canzone perfetta da risveglio
da morning phase, disco prevalentemente acustico e cantautoriale, il beck che preferisco

al sette blackest eyes dei porcupine tree
che sono il mio archetipo di gruppo sottovalutato, vista la qualità della scrittura, dell’esecuzione e della prolificità

al sei top notch di manchester orchestra
boh, non so che dire , non saprei nemmeno accennarla, non ci sono più tornato sopra, mi stupisce che fossero così in alto tra gli ascolti di quell’anno

al cinque no cities to love delle sleater-kinney
gruppo che non conoscevo affatto, prima di questo disco, ma che era stato pompato così tanto nelle riviste online tipo pitchfork o stereogum o altre fighetterie che alla fine gli ho dato qualche ascolto, e poi mi sono lasciato prendere
non succede quasi mai, ma stavolta meritava

al quattro marry me, archie degli alvvays
una spudorata presa per il twee, ma che ci posso fare, sono adorabili

al tre frail and bedazzled degli smashing pumpkins
penso che per questo pezzo in questa posizione valga lo stesso discorso che per gli alice in chains al numero nove, cioè l’adolescenza che ritorna e che non ti molla, il muro di chitarre flangerate che ti consola e ti coccola da quando sei piccino e di cui senti il bisogno quando la vita si fa dura
frail and bedazzled from all the glare

al due kuraman dei soen
probabilmente perché dopo otto anni sentivo il bisogno di qualcosa di nuovo dei tool, e questi qui erano il miglior succedaneo disponibile sul mercato
chissà che fine hanno fatto

al primo posto delle canzoni più ascoltate nel 2015 c’è seeds dei tv on the radio
il primo disco loro dopo la morte del bassista, disco di una maturità e di una autorevolezza impressionanti
la canzone che dà il titolo al disco poi è una tipica loro meraviglia che mischia sesso e poesia, danza e scherzo, e non puoi non ballarci su col sorriso

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