get on the bomb, get back where you belong

pinoprovo a scrivere due parole su questa guerra
per me, per fare chiarezza

all’inizio non pensavo potesse scoppiare veramente, lo confesso, pensavo fosse un bluff, una minaccia propagandistica, un fare la voce forte da parte del decadente regime russo cui non si sarebbe mai dato seguito, ero convinto si sarebbe risolto in breve in una ridistribuzione dei pesi e delle influenze nell’area ex sovietica, una manovra fondamentalmente locale assecondata dai grandi della terra e messa sotto i riflettori dai media europei anche per diversificare un’informazione oramai covid-centrica da troppo tempo
quando invece poi è iniziata, i primi giorni, le prime bombe, ero smarrito, non riuscivo a crederci, una guerra vera in europa nel ventunesimo secolo, e nella mia naiveté mi sono lasciato travolgere dai sempiterni soloni padroni di twitter, località mitologica dove al primo colpo sparato già tutti avevano pubblicato la propria opinione inconfutabile, già tutti conoscevano i veri motivi dell’invasione, già sapevano indicare i veri colpevoli, già ricostruivano, già retroscenizzavano, già j’accusavano
e io che invece facevo, e in una certa misura faccio ancora, fatica a trovare un senso a tutto
credo sia una questione di carattere, io mi nutro di dubbi prima ancora che di certezze, preferisco chi si fa domande rispetto a chi ha già una risposta a tutto

c’era chi parlava di una prevedibile reazione della russia all’accerchiamento operato dalla nato negli ultimi anni, quasi a voler giustificare l’aggressione, il tipico modo di pensare tossico di chi attribuisce a una minigonna troppo corta l’orrore di uno stupro
(anche se, detto tra noi, in tutta onestà, nel terzo millennio qual è il senso di un organizzazione militare come la nato? come si fa a non identificarla unicamente come una espressione dell’imperialismo statunitense in europa?)
c’era chi parlava di un putin ormai fuori di testa, che scatena guerre, che bombarda civili, che sventola arsenali nucleari in faccia al mondo intero perché ormai ha perso completamente la bussola, è circondato da yes-men che non osano contraddirlo, e ormai si aggira per le stanze del cremlino come hitler nel bunker nel famoso film
c’era chi parlava di revanscismo sovietico, chi zarista, chi di guerra lampo, chi di guerra infinita, chi zelensky arrenditi e fatti da parte, chi no fly zone, chi aiutiamo i profughi ma solo quelli bianchi come noi, chi boicottiamo dostoevskij perché è allineato agli oligarchi
e contemporaneamente in televisione bombardamenti di immagini e di commenti, dirette su dirette, tutto spacciato per vero e urgente e determinante
come si fa a raccapezzarsi, in tutto questo bailamme?

provo a fare un passo indietro, a riassumere quello che ho capito
parto da quello che ho sempre pensato di putin, cioè che non è una brava persona
che è la stessa cosa che penso di orban, di erdogan, di bin salman, di tutti i capi regime e i dittatori che diamo per scontati e con i quali, incidentalmente, noi italiani facciamo affari d’oro
putin non è una brava persona, decenni di violenze, di guerre e di soprusi lo testimoniano in maniera lampante, eppure non è pazzo, non è un napoleone con lo scolapasta in testa e un codazzo di oligarchi che lo assecondano, dipingerlo così è una scorciatoia per chi non vuole ragionare sui motivi appena meno superficiali che sottendono alle sue decisioni e alle sue azioni
l’invasione di uno stato sovrano non è una novità per lui (la georgia, la crimea, la siria..), e l’ucraina non ha mai dato modo di pensare che potesse resistere ad un attacco coordinato da parte della fu armata rossa – figuriamoci, il suo capo di stato è un ex comico!
per putin, razionalmente, invadere l’ucraina e riportarla alla base nel giro di pochi giorni avrebbe avuto il doppio vantaggio di annichilire le velleità indipendentiste ed europeiste degli stati oltre cortina, ristabilendo un dominio de facto sulle dinamiche politiche ed economiche dell’ex urss, e contemporaneamente di mostrarsi come attore navigato ma ancora con qualcosa da dire sui palcoscenici internazionali
una scelta razionale, dunque, ma anche un all-in, perché il successo di questa operazione si basava su tanti fattori che dovevano verificarsi contemporaneamente: la sostanziale nullità della resistenza ucraina a fronte della superiorità militare massiccia dell’esercito russo; la mancata risposta dell’occidente, per il timore di ritorsioni sul gas e di invasioni di milioni di profughi; il sostegno acritico del popolo russo e filo-russo obnubilato da una propaganda di regime sempre più pervasiva e inevitabile

non è andata del tutto così, anzi, ci sta andando sempre meno
l’ucraina sta resistendo con una determinazione e un coraggio davvero commoventi, il resto dell’occidente ha reagito infliggendo sanzioni con effetti devastanti sulla tenuta dell’economia russa, e le proteste contro la guerra che si ripetono in tante città sono represse con sempre più violenza e arbitrarietà da parte delle guardie del regime

insomma è una scommessa che putin sta perdendo, e di brutto, condannando il suo paese alla rovina economica e all’isolamento internazionale, riducendolo a un ruolo di sostanziale insignificanza
come possa putin uscirne senza compromettersi non saprei proprio
d’altra parte non mi sembra che in russia abbondino figure di oppositori con lo spessore tale da presentarsi come alternativa ad un sistema di potere che è in piedi da oltre vent’anni e che ormai ha permeato ogni aspetto della macchina amministrativa e politica del paese
potrebbe insomma prefigurarsi un periodo di grandissima instabilità, ai limiti della guerra civile, in uno stato immenso e con un arsenale atomico inimmaginabile
non certo uno scenario auspicabile, ma io di queste cose, come scrivevo prima, capisco ben poco
so solo che prima finisce questa guerra, meglio è per tutti

la foto che ho messo non è per caso
è porto pino, in sardegna, ci sono stato proprio l’altro giorno
è in tutta sincerità uno dei posti più spettacolari che abbia mai visto
e in fondo a sinistra nella foto c’è la zona militare dove si esercitano le truppe nato, dove periodicamente si fanno brillare ordigni, si lanciano finti attacchi, di mettono in scena le prove generali di una guerra
è sostanzialmente una piattaforma americana nel cuore dell’europa, e in particolare nel nostro paese

e mi fa rabbia in maniera speciale, non solo perché detesto il fatto che il mio paese sia uno dei più allineati, uno di quelli che più ha delegato le proprie scelte all’alleato al padrone americano
mi fa rabbia anche perché io per lavoro mi occupo di rinnovabili, e benché tutti si stiano riempiendo la bocca da mesi di autarchia energetica e transizione ecologica, be’ la cruda realtà è che mi scontro quotidianamente con enti locali che remano contro, perché l’impatto visivo, perché il consumo del suolo, perché la tradizione agricola
eppure qualche bombardamento di prova su una delle coste più belle del mondo è assolutamente digeribile, quotidiano, da panorama

does the honesty deceive?

bloccarevoterò no al referendum
penso che il mero obiettivo di risparmiare soldi tagliando rappresentanza politica sia profondamente sbagliato, e nessuno degli argomenti dei promotori è riuscito a farmi cambiare idea
è vero, negli ultimi decenni abbiamo avuto rappresentanti che facevano ridere, per usare un eufemismo, ma non sono stati scelti dal basso, le liste elettorali sono bloccate, i posti in graduatoria li scelgono i capipartito, la selezione avviene già nelle sezioni, a voler essere ottimisti, o in una stanzetta del quartier generale, a voler essere realisti
quindi, se vogliamo, c’è tutta una questione legata ad una migliore selezione dei candidati da parte dei dirigenti dei partiti, legata a sua volta ad una maggiore partecipazione alle selezioni da parte dei tesserati, legata a sua volta a un coinvolgimento nella vita politica dei partiti di un numero maggiore di cittadini, ma sono tutti temi che esulano dal nucleo del referendum
anzi, tagliando i parlamentari, abbattendo la rappresentanza, si rischia facilmente di far disinnamorare ancora di più le persone alla vita politica: cosa potrà mai fare per me un eletto che rappresenta oltre a me qualche centinaio di migliaia di altri cittadini?

c’è chi dice che per risparmiare qualche soldo si poteva direttamente tagliare ai rappresentanti lo stipendio, ma non sono d’accordo nemmeno con questa ipotesi, visto che in questo modo li renderemmo ancora più soggetti ad influenze e pressioni, interne o esterne
(io anzi sarei per coprirli di soldi ancora di più, in modo che il miliardario prestato alla politica di turno non riuscirà più a comprarseli, come purtroppo è avvenuto in un passato non così lontano)
se l’obiettivo è raggranellare qualche euro ogni anno per le casse dello stato, esistono modi più efficaci, più premianti e meno dolorosi per la democrazia

allo stesso modo, mi sembra una presa in giro anche l’altro grande tema portato dai promotori del sì al referendum, ovvero l’idea che con meno parlamentari si possa velocizzare l’iter di generazione e approvazione delle leggi: tralasciando il fatto che in questo paese buona parte dei provvedimenti arriva direttamente dall’esecutivo, ma se l’obiettivo era velocizzare allora sarebbe stato meglio combattere il bicameralismo perfetto, evitando la doppia discussione in aula, distinguendo le funzioni delle due camere in maniera definita e inequivocabile, un lavoro costituzionale molto delicato e preciso, che avrebbe richiesto tempo, ma soprattutto visione e competenze, cose di cui gli attuali picconatori scarseggiano

sullo sfondo di tutto questo – che, lo ricordo, è una modifica grave e pericolosa alla nostra carta costituzionale – c’è infatti il grande tema irrisolto del significato politico del movimento cinque stelle, ad oltre dieci anni dalla nascita
ma voi ve le ricordate le cinque stelle per cosa stavano? dunque, vado a memoria: acqua, ambiente, internet… boh, se non cerco su google non me le ricordo nemmeno io
sarebbe interessante fare la stessa domanda ai parlamentari del movimento, per vedere se hanno ancora ben a mente su cosa hanno fondato la loro militanza, visto che nell’ultimo paio d’anni di governo hanno lasciato da parte in maniera disarmante qualsiasi tipo di coerenza politica, qualsiasi pilastro su cui basavano la loro esistenza e la loro attività, basti pensare al vincolo dei due mandati o alle alleanze/inciuci con altri partiti, per non parlare di tav, tap e ilva
(per non parlare dell’onestà)

cinque stelle che vogliono portare a casa almeno una vittoria, con questo referendum, e come al solito festeggeranno il togliere: che siano soldi, che sia potere, che sia rappresentanza, che siano diritti, il movimento di beppe grillo è stato fondato ed è cresciuto come un rampicante sempre più infestante sull’idea che togliere sia una cosa bella, togliere e basta, senza restituire, senza nessuna visione costruttiva, senza un’idea di cosa chiedere in cambio
un movimento populista per definizione, che ha fatto della rabbia contro la famigerata casta la sua raison d’être, e che poi una volta al potere si è fatto casta esso stesso, dirottando la rabbia del suo elettorato immediatamente verso qualcos’altro, verso il diverso, verso lo straniero
un movimento che ha sdoganato la violenza in politica, i vaffa, i bibbiano, in un paese dove la violenza ha sempre fatto danni e vittime, e che ha cambiato idea su tutto
e che ora sbandiera questo referendum come unico vero obiettivo
io voto no

i’m not trying to make a difference, no way

pendio
effettivamente twitter, per chi non ci è mai entrato, è inebriante
twitter per un orsetto come me poi capirai
sarà che non sono affatto abituato ai social network, ma sono bastati due-tre mesi e sono sprofondato, ne ho proprio abusato, ammirando la sagacia e la rapidità di risposta dei battutisti tranchant sull’attualità, ma soprattutto apprezzando la contrapposizione di dialettiche – per quanto costrette al limite dei caratteri, o forse proprio per quello – e di punti di vista su tematiche politiche non annacquate dai riflettori televisivi e dai ghirigori retorici delle pessime scuole d’oratoria degli ultimi venti-trent’anni
(cerco di mantenere un certo livello per la mia bolla)

e poi la quantità di materiale fotografico e video direttamente dai luoghi in cui si fa la notizia, se non la storia
lo dico perché una delle cose che mi ha colpito di più, e che ho seguito e continuo a seguire, è la reazione di parte del popolo americano all’ennesimo sopruso della polizia fascista contro le minoranze afroamericane
parlo di george floyd, del suo brutale, spietato, insensato assassinio da parte di un gruppo fin troppo numeroso di poliziotti a minneapolis qualche settimana fa, e di come da allora sia divampato un incendio di proteste in tantissime città americane, nonostante il lockdown
incendio che non solo ha coinvolto mezzo paese, ma che in parte sta ancora bruciando, malgrado l’attenzione dei media tenda a seguire quella del pubblico e dunque a cambiare argomento “caldo” almeno tre volte al giorno
proprio questo mi colpisce: che sia una battaglia prolungata, che non si sia accartocciata alla prima carica di manganelli e lacrimogeni, che le proteste siano continuate e se possibile cresciute, organizzate, che una reazione che poteva sembrare estemporanea abbia portato anzi a raccogliere e convogliare le richieste di tante voci diverse, senza che si frammentasse tutto o che perdesse di intensità
un’utopia per la sinistra italiana, almeno dai tempi di genova, ma tant’è, gli americani possono insegnarci cose che mai avrei pensato

inevitabilmente, mi capita di imbattermi in parecchi tweet del presidente trump, che com’è noto è uno dei più costanti e irrefrenabili contributori della piattaforma, ma leggerlo mi fa spavento prima ancora che ribrezzo
un uomo che in linea teorica ha con sé la valigetta che contiene il megapulsantone rosso per la distruzione del mondo, non può essere così squilibrato e soprattutto apparire tale, semplicemente non può

non può vomitare di continuo frasi senza senso, senza coerenza, piene di odio e di falsità, piene di sfottò verso chiunque, piene di acredine e violenza, da uber-bullo delle medie
è l’esempio perfetto che racchiude tutti gli aspetti più negativi della disintermediazione tra potere e popolo, e pure all’ennesima potenza
un danno devastante per quella che si autoconsidera la più grande democrazia del pianeta, nemmeno con berlusconi si assisteva a dinamiche del genere, non so proprio come riusciranno a venirne fuori

altro leader di twitter, nonché di qualsiasi altro social network realizzato dall’uomo e che per misericordia divina non frequento, è il leader della lega matteo salvini, che non avrà la stessa frequenza a mitraglia nella pubblicazione del presidente americano, ma di certo riesce a calamitare l’attenzione più e meglio di chiunque altro
ecco, questa sottomissione alle sbruffonate e alle maramaldate della destra, questa sudditanza politico-culturale – che poi di politico-culturale non c’è nulla, a meno che non vogliamo chiamare così i baci ai prosciutti e i richiami al razzismo – alle sparate di salvini da parte della maggioranza dei commentatori di sinistra, è qualcosa che vorrei vedere sempre meno, perché non è possibile che per definirci dobbiamo per forza contrapporci alle bestialità della “bestia”
mi piacerebbe che si riuscisse a far emergere altri argomenti, a sostenere altre battaglie, più di appartenenza, come quelle che porta avanti aboubakar soumahoro, forse il miglior leader apparso recentemente sulla scena a caricarsi sulle spalle una sinistra sempre più evanescente
mi piacerebbe che trovassimo un linguaggio comune per dare voce alla nostra comune sensibilità, che non sia solo uno scandalizzarsi quotidiano ai punti sempre più bassi toccati dalla comunicazione di quello là, ma una traduzione delle tante tensioni che porti a obiettivi condivisi, perché quello che è successo negli usa, la reazione di cui parlavo sopra, sia replicabile anche qui
sia chiaro, non chiedo questo a twitter, che è solo una piattaforma
ma se chi la frequenta riesce a cambiare un minimo la prospettiva, saremo un po’ meno soli

helplessness blues

chitarrista

l’ascesa inaspettata di patrizia baffi“, titola la sempre meno digeribile repubblica.it per narrare le gesta della consigliera lombarda che ha ottenuto la presidenza della commissione di inchiesta sulla gestione dell’emergenza covid-19 nella regione
chissà perché inaspettata
forse perché è il primo caso di consigliera di minoranza che ottiene la nomina grazie ai soli voti della maggioranza, ma a quanto pare la signora non sembra farsene un problema
caso strano, certamente, allo stesso livello di coincidenza di quanto successo solo poche settimane fa proprio alla stessa consigliera, che dai banchi scomodi dell’opposizione ha esercitato il suo diritto di astensione in occasione del voto di sfiducia al presidente della regione, in questo modo salvandolo, dopo che la mozione era stata presentata dalla minoranza proprio sugli argomenti su cui la nuova presidente dovrà indagare
ma insomma, bisogna proprio essere maliziosi per pensare che ci sia un accordo sottobanco tra leghisti e italiavivaisti su questa nomina, per carità, lungi da me

e poco male se la regione lombardia è e sarà per sempre e per tutto il mondo civilizzato l’esempio più brillante su come non gestire un’emergenza sanitaria
un dolorosissimo miscuglio di ignoranza, incompetenza e decisioni scellerate, condite da un protagonismo inverecondo e a dir poco inopportuno
pochissimi tamponi rispetto al numero di malati ma anche al numero di abitanti, ritardi letali nelle forniture di dpi al personale sanitario e ai medici di famiglia, esitazioni maligne nella istituzione della zona rossa nel primo focolaio in europa, complicità con assolombarda nei trucchetti per aggirare il lockdown, presenza perenne nei media per tagliare nastri di opere inutili e giustificare politiche dementi e devastanti
il sovranismo lombardo (che è il vero sovranismo leghista, perché che i confini patri siano celebrati da chi per decenni ha avuto come primo obiettivo del suo partito – e come primo articolo del suo statuto – la secessione della padania mi sembra quanto meno improbabile, oltre che profondamente ipocrita) messo alla prova ha mostrato un abisso di incompetenza gestionale e arroganza fumosa, trasformando milano nella capitale mortale e la lombardia in un caso di vergogna internazionale per generazioni

e i due mattei, sapendo questo, mettono da parte il distanziamento e ben volentieri si congiungono sotto il tavolo per difendersi e insabbiare, mentre i due pupazzi primi responsabili di questo sfacelo restano tranquilli al loro posto, sapendo di poter contare su affetti stabili quelli sì inaspettati

for the life of me, i cannot remember what made us think that we were wise and we’d never compromise

fiore
la liberazione di silvia romano è forse la prima notizia positiva di questo 2020, ma la gioia che mi ha provocato è stata sufficiente a superare le montagne di schifezze vomitate dai fascisti sempre più numerosi e rumorosi di questo maledetto paese
e non sto parlando dei micragnosi leoni da tastiera, anonimi con bandierina tricolore, che fortunatamente su twitter (unico social network a cui sono iscritto, per altro da pochissimo) vedo solo di striscio, perché mi guardo bene dal seguirli, e ci mancherebbe

[poi un giorno dovrò fare un post sugli effetti dei social, che non fanno altro che amplificare una sorta di effetto “bolla”, piuttosto alienante e pericoloso per la coscienza, perché tendi a circondarti di persone che la pensano come te, a leggere quello che ti consola e ti rassicura e ti conferma nei tuoi interessi e valori, e a lasciare fuori una cerchia ristrettissima tutto il resto, e alla fine se non stai attento ti riduci a credere che il mondo la pensi come te, e poi ti risvegli che adriano galliani è senatore della repubblica e pippo civati non siede nemmeno in parlamento]

[io nel dubbio seguo solo gente che mi fa ridere, meglio se in maniera politicamente scorretta, benché alla fin fine sia anche quello un modo per punzecchiare il proprio punto di vista e ragionare criticamente sulle cose]

parlo dei fascisti sdoganati, istituzionalizzati, direi quasi “pop”, e quindi ormai sfondo della nostra quotidianità a cui siamo abituati (e non dovremmo mai), come i parlamentari leghisti che in giacca e cravatta dagli scranni di montecitorio blaterano di neoterroristi, o i titoli spudorati dei quotidiani fasciotrash (come li chiama gilioli su l’espresso) che sfrecciano su una ruota sola davanti agli occhi sempre chiusi delle forze dell’ordine dei giornalisti, fascisti che ormai non si vergognano più di nulla, perché non c’è nessuno che voglia fermarli, e finiscono puntualmente e acriticamente in tutte le rassegne stampa che seguo la mattina, mandandomi di traverso il tè
mi pare inconfutabile che negli ultimi giorni ci sia stato un significativo rigurgito nauseabondo, la conferma più fetida e sostanziale del fatto che non usciremo affatto migliori da niente in nessun caso

all the trees of the field will clap their hands

villalago
io a questa storia della volontà di parte della maggioranza di regolarizzare i braccianti schiavi che a migliaia si spezzano la schiena per noi nei campi del nostro paese spietato voglio credere, perché sarebbe un atto di umanità importante per questo governo, sarebbe finalmente il primo scarto a sinistra dopo l’orrida esperienza salviniana, da cui in quasi un anno nessuno ha finora concretamente preso le distanze

capisco che la scelta è dettata più che altro dall’esigenza popolare, anche in un periodo come questo, di mantenere il nostro solito insostenibile stile di vita occidentale, con tutta la frutta fresca e tutta la verdura sempre e comunque e dovunque sulla nostra tavola a prezzi stracciati
capisco che si propongono permessi a tempo, massimo sei mesi, giusto il tempo della stagione estiva, per poi ricacciare il nero nell’oscurità, occhio non vede elettore non duole
capisco anche che per i più scafati la proposta della bellanova è solo un pretesto per scardinare la già fragilissima intesa che tiene in piedi questo esecutivo, con i cinquestelle cui è bastato un annetto di convivenza con la bestia per sdoganare tutto il loro razzismo, schiacciati come sono sulle posizioni ingiustificabili del precedente ministro dell’interno

non che i democrats siano da meno, eh, con il loro dna da subalterni alle istanze più destrorse, visto che per decenni hanno ben pensato di evitare qualsiasi politica di sinistra “perché così si fa il gioco di x” (berlusconi/bossi/fini/salvini/meloni/pacciani/goebbels/moggi.. decidete voi), salvo poi fare esattamente la politica di x, copia annacquata dell’originale, puntualmente spianandogli in questo modo la strada alle elezioni

e capisco che dietro la minaccia di dimissioni della sua ministra marcia tantissimo l’altro matteo, quello che parla coi morti, perché una crisi di governo in questo momento storico sarebbe proprio la ciliegina sulla sua torta di perfetto, puntuale, birichino rottamatore (della politica, delle istituzioni, dell’italia intera)

ma voglio essere ottimista una buona volta, e pensare che una proposta del genere, per quanto spuntata e smussata e ipocrita e assolutamente perfettibile, è comunque una proposta del tutto sovversiva per l’italia del 2020, e spero con tutto il cuore che possa essere portata a casa, per ridare speranza e dignità alle lotte dei più deboli contro gli italianissimi caporali/capitali mafiosi, e affinché sia un punto di partenza per altre battaglie

my head is my only house unless it rains

finestra 2

(domani festeggio due mesi da eremita montanaro tappato in casa, almeno riapriamo qui, facciamo prendere un po’ d’aria)

mi sembra di capire che questa benedetta fase due, che per chi non lo sapesse è arrivata oggi, non nasconda grandi passi in avanti dal punto di vista della lotta al nuovo coronavirus
intendiamoci, i due mesi di sacrifici, di isolamento, di chiusure, di casse integrazioni, di piccole imprese spazzate via, di totale incertezza, per me sono stati sacrosanti, inevitabili per combattere e rallentare la pandemia
certo però non mi aspettavo che, alle porte della nuova fase, ci venisse ribadito “ora tocca a voi”

a noi è già toccato, e basta guardarsi intorno, mettere il naso fuori (ora che si può) per accorgersi con facilità dei danni che il lockdown ha generato, almeno di quelli più evidenti
a noi è già toccato e noi ce l’abbiamo messa tutta, per obbedire al buonsenso e combattere ritirandoci
a noi è stato sempre chiaro che la salute viene prima di tutto

questi due mesi dovevano piuttosto servire al governo per mettere in campo una strategia vera e propria per fronteggiare e concludere la pandemia una volta superata la fase critica, e invece pare che stiamo aspettando sulla riva del fiume il cadavere del virus con la corrente
sembra di stare in uno di quei film horror tutti uguali, in cui la giovane indifesa sopravvissuta sente dall’altro lato della porta i passi dell’assassino che si avvicinano e poi si allontanano, e allora pensa di aver scampato il pericolo, e invece appena mette un piede fuori…

mi dispiace per il pessimismo, ma non riesco a stare tranquillo
se da un lato i numeri di vittime e malati gravi sono effettivamente scesi, dall’altro rimangono circa duemila persone che ogni giorno, a fronte delle misure di isolamento sociale e chiusura imposte dal governo, continuano ad ammalarsi: come è possibile? dove si ammalano? qualcuno sta tenendo traccia di questi nuovi contagi, investigando sulle modalità di trasmissione, oppure ci si limita a prendere le generalità per compilare le squallide tabelline excel della protezione civile?
ci sono regioni che hanno messo in piedi una strategia, vedi il veneto, con i tamponi a tappeto anche per i contatti dei contagiati, per gli asintomatici, che ha permesso un contenimento della pandemia imparagonabile a quanto avvenuto nella vicina lombardia
eppure a livello nazionale le buone pratiche non risalgono, o se lo fanno non ce lo dicono chiaramente, anzi, arrivano voci, gli esperti si contraddicono, si parla di “misure allo studio”, ci si incaponisce su una app che avrà un valore piuttosto basso se su base volontaria, si insiste sulle mascherine e i congiunti e il tu e altre amenità che personalmente mi lasciano sgomento
insomma, non ho capito quale sia la politica sanitaria di questo governo, non ho capito nemmeno se esiste (la politica sanitaria)
e non posso fare a meno di sentirmi pessimista

attenzione però, non quel pessimismo superficiale da quattro soldi di quelli che sotto al video di un autobus affollato commentano “i soliti italiani! non ce la faremo mai!”, come se la gente prendesse i mezzi per puro sfizio e non perché metà delle imprese italiane è rimasta aperta anche nel pieno del lockdown
parlo di pessimismo di sistema, strutturale, perché temo di aver buttato nel secchio due mesi di vita mentre le migliori menti delle nostre istituzioni perdevano tempo, buttando alla stampa “misure allo studio” per poi ritirarle dopo le prime reazioni negative, tappando le falle più grosse e sostanzialmente affidandosi ad una poco plausibile (e comunque poco vicina) estinzione naturale del virus, con la responsabilità che è sempre in capo a noi

may the fourth be with all of us

if the news makes you sad, don’t watch it

foto: precipitato sulle case, almeno 11 vittime, C’È ANCHE UN BIMBO! – clicca qui
video: “OH MIO DIO NO!” il momento del crollo – clicca qui
audio: le grida di dolore delle vittime del ponte, poco prima di rimanere schiacciati da un pilone – clicca qui
galleria: i corpi ancora sotto le macerie, scopri se sono ancora vivi – clicca qui
esclusivo: intervista ai genitori dei bimbi rimasti schiacciati, scopri come hanno reagito alla notizia (che gli abbiamo dato noi) – clicca qui
fai il test: sfoglia le homepage delle edizioni online dei principali quotidiani internazionali e confrontale con quelle di repubblica e corriere, scopri le differenze e spiegati come mai siamo ridotti così – clicca qui

sono bastate due giornate di sosta forzata ai box, in compagnia di un tv sempre acceso su canali di informazione continua, per reimmergermi nel mondo della politica percepita, cioè la politica delle dichiarazioni e dei virgolettati televisivi, tutta chiacchiere e distintivo, la politica vecchia scuola che arriva a chi non usa i social, e vi assicuro che non mi mancava

l’occasione, quanto mai atroce, è la tragedia del crollo del ponte a genova, di cui non voglio parlare perché non ho parole adeguate
solamente, nell’arco di quelle due giornate mi sono trovato di fronte a momenti particolarmente spiazzanti, così mi è venuto spontaneo buttare giù qualche modesta osservazione sul patetico contorno di gente varia interessata all’evento
un elenco veloce, ma attenti alla nausea

il ministro dell’interno salvini, come prima dichiarazione dopo il crollo, dice sostanzialmente che la colpa della tragedia è dell’unione europea che ci impedisce di fare i controlli, quest’europa cinica e maledetta che ci impone come prima e unica volontà di tenere i conti in ordine anche rispetto alla sicurezza degli italiani
che è una boiata pazzesca, ovviamente, perché i controlli e la manutenzione sono compito della società concessionaria, un compito ampiamente ripagato dai frutti dei pedaggi che tale società intasca, o al limite del ministero delle infrastrutture che sovrintende, non certo del ministero dell’economia e men che meno di quello dell’interno, ma ogni occasione, anche la più tragica, è buona per gridare al complotto giudoplutomassonico e per spostare l’attenzione su improbabili nemici esterni, magari vaghi e impersonali, à la 1984, per evitare di prendere decisioni impopolari
e così alla metà degli italiani che ancora si nutre di televisione resterà impressa la relazione ponte crollato-parametri di maastricht, e oh, ci fosse stato un giornalista televisivo che abbia confutato questa tesi, guai!

salvini poi strepita “voglio i nomi”, perché è lui che farà giustizia, lui solo, e se non ci riuscirà già immagino i titoli à la renzi “l’ira di salvini”
ma se al posto di salvini, leader di un partito incostituzionale, scrivessimo ogni volta il ministero dell’interno, che effetto farebbe? fate la prova, fidatevi

spazio poi al ministro delle infrastrutture toninelli, che nel recarsi sui luoghi della tragedia a portare la solidarietà istituzionale del suo ministero e del governo, decide di presentarsi vestito in jeans, sneakers, camicia blu scuro ampiamente sbottonata, giacca nera palesemente impostagli da qualcuno che gli vuole bene – io capisco che stavi in ferie e magari partivi col bagaglio a mano perché il tuo movimento ti toglie tre quarti del tuo stipendio, ma sei comunque un ministro, cribbio!

accanto a lui c’è il ministro di maio, carico di veleno da campagna elettorale perenne, che se la prende coi benetton e – classico intramontabile – con i governi precedenti, assicura che pagheranno caro e pagheranno tutti, e il titolo della capogruppo di autostrade crolla in borsa
alla faccia della solennità istituzionale e dell’ossequio al momento tragico, qui si spara a zero su tutto senza curarsi delle conseguenze, populismo da fine saldi estivi

infine, tardo pomeriggio, il presidente del consiglio conte dice che, aperte virgolette, non possiamo aspettare i tempi della giustizia, chiuse virgolette: ora, so bene che conte faceva riferimento esclusivamente alla revoca di una concessione pubblica (sulle cui conseguenze per i conti pubblici peraltro ci sarebbe da fare qualche approfondimento), ma in ogni caso un capo dell’esecutivo che dice che non rispetta la magistratura mi fa sempre un po’ paura

e questo è quello che ho visto e sentito in poche ore di tv, nella totale assenza di contraddittorio in diretta o di approfondimenti e chiarimenti in seguito

cologno ha vinto e noi non ne usciremo mai

fear, she’s the mother of violence

pescatore

sono sempre più convinto che quest’estate passerà alla storia non solo per il caldo, che non accenna a diminuire, ma anche perché sul mono-tema dei migranti, unico e onnipresente nell’altrimenti spento dibattito politico, la maggioranza degli italiani ha finalmente scavallato l’ultimo ostacolo di dignità e ha raggiunto una posizione di fascismo conclamato e compiaciuto
sì, perché non abbiamo lavoro, viviamo nell’incertezza e nelle difficoltà, nell’ignoranza e nella paura, e però per noi la colpa è di quei ventimila o poco più che ogni anno vengono qui a disturbarci, a insidiarci, a invaderci, noi che siamo sessanta milioni

e in questa funambolica impresa dell’opinione pubblica, grande merito ha avuto la spinta di mass media a caccia di clic di polemica facili e la sempiterna rincorsa dei partiti della nazione alla pancia del paese
(che poi secondo me la vera pancia del paese sono loro, i partiti intendo)

aiutiamoli a casa loro“, tuona renzi, proponendo una cover in salsa pop(ulista) di un evergreen del leghismo più hardcore
“non abbiamo il dovere morale di aiutare nessuno”: certo, come no, come se, tra colonialismi di varia natura e di varie stagioni, non avessimo alcuna responsabilità sulle condizioni di disperazione in cui si trovano continenti interi
ma pure fosse, come si fa a star fermi e non sentirsi schifosi? come si fa a restare impermeabili alla sofferenza altrui? e di più, come si fa a voler convincere gli altri di avere ragione e a volerli contagiare con la propria indifferenza? e più di tutti, come si fa a farlo da leader del principale partito di centrosinistra?

la rincorsa esasperata alle istanze della destra è quasi completa, ormai c’è sovrapponibilità quasi totale tra le frasi, i commenti, le proposte e le azioni dei tre blocchi sedicenti contrapposti
altro che ponte sullo stretto, qua siamo anni luce oltre in termini di visione del mondo e scala di valori
innanzitutto il concetto secondo cui l’emergenza sia solo nostra, non loro: la crisi dei migranti esiste nel momento in cui la subiamo noi, il punto di vista è il nostro ed è il punto di vista di chi si deve difendere, di chi è solo contro tutti i brutti e cattivi che vogliono portarci via le nostre poche cose
perché riflettere sui motivi di questa crisi? perché fare i conti con le nostre responsabilità secolari e recentissime? meglio lasciare lì il nostro bel reato di clandestinità, anzi, magari proporre un codice di umanità, così nessuno li aiuta più
gli imponiamo di restare nel loro inferno e noi siamo più sereni a prepararci per il nostro
occhio non vede, nero non sbarca, cuore non duole

trovo agghiacciante che si sia arrivati alla definizione di migrante economico, per distinguerlo dal migrante perseguitato, come se la sopravvivenza dei primi non fosse poi così meritata
è in locuzioni ricercate come questa che si nasconde il nuovo razzismo che impregna la classe dirigente nazionale ma anche europea, ed è un razzismo diverso, più sottile, più sofisticato, più presentabile, che ti fa sentire diverso dallo sguaiato razzismo bieco e ad alzo zero dei vari salvini e compagnia
ma è razzismo punto e basta, e fa spavento che tra i primi ad usarle sia stato quel macron alla cui vittoria elettorale abbiamo guardato con un certo sollievo

se macron, il campione dell’europeismo più spinto, l’uomo immagine dell’establishment più moderno e cool, è in grado di chiudere la porta in faccia a chi ha più bisogno, se in tutta tranquillità si mette a respingere senza pietà chi arriva da continenti da noi colonizzati e sfruttati per secoli in cerca di una vita dignitosa (tipo neymar, insomma…), se per stanare dei poveracci al confine con ventimiglia arriva ad organizzare spaventose cacce all’uomo con i cani, cosa avrebbe fatto la le pen?
per non parlare del governo austriaco, che minaccia chiusure e ritorsioni, e a capo del quale c’è quell’alexander van der bellen cui avevamo sì applaudito quando aveva battuto il suo avversario ultranazionalista hofer
questa è l’europa di cui facciamo parte, e a cui siamo perfettamente allineati

io è questo capovolgimento dei valori comuni che non sopporto più, questa lotta di classe tra poveri, questa costante difesa dell’orticello da chi sta messo peggio
orticello che di giorno in giorno è sempre più arido e incoltivabile, ma noi ci si fa forza delle disgrazie altrui, e anche se zappiamo la sabbia ridiamo di chi non ha nemmeno quella
continuiamo a perdere potere, controllo delle nostre vite, siamo vittime inermi di scelte lontane, la politica è altrettanto impotente, paghiamo con i nostri diritti e il nostro benessere le crisi economiche imposte da organismi sovranazionali e ingestibili, smarriamo punti di riferimento e non facciamo altro che chiuderci dentro, e a chiudere fuori tutti gli altri, e mentre difendiamo la nostra miseria non ci accorgiamo di quello che stiamo perdendo, e di come chi ci domina sia sempre più ricco e distante
siamo come il proverbiale giapponese a cui non hanno spiegato che la guerra è finita da un pezzo, siamo in guerra con i nostri vicini, rosichiamo e ci rosicchiamo a vicenda, ci nutriamo di violenza, verbale e non, mentre la nostra felicità evapora e non sappiamo dove sia andata a finire

into the void

delfinisono diventati ormai tre-quattro gli appuntamenti elettorali che il partito democratico fallisce in maniera via via più clamorosa, eppure dal boss non arrivano segnali di riflessione costruttiva, né tanto meno di autocritica

niente di sorprendente, per carità, malgrado la sconfitta palese, che io sappia renzi non è mai stato in grado di riconoscere il fallimento delle proprie azioni e l’incompatibilità del suo modus operandi con la democrazia di un partito di centrosinistra e con la vita politica di un paese occidentale in generale, nemmeno dopo batoste più pesanti
a dirla tutta, in quel caso – parlo del referendum costituzionale – renzi ha effettivamente lasciato la politica, ma nel senso più nobile di arte del governo e cura delle persone, preferendo i calcoli e i tatticismi del potere fine a se stesso

d’altra parte, non c’è da sorprendersi nemmeno dell’esito di queste amministrative, che da una parte ha confermato il preoccupante trend di astensionismo galoppante che dovrebbe far vergognare noi come italiani, e in primis chi ci rappresenta, dall’altra ha visto il rifiuto manifesto verso i due partiti più nazional-populisti, pd e m5s, e verso il loro rincorrere le istanze più destrorse per accalappiare i voti di una destra che consideravano ormai in coma
ragionamento quanto mai sbagliato, la destra sarà in coma ma i suoi elettori tengono duro, e giustamente potendo scegliere preferiscono votare l’originale, piuttosto che l’impostore

la cosa divertente è che soltanto adesso, dopo lustri interi di servilismo arrembante, anche in ambienti vicini al giglio ci si permette di alzare il capo e dire che forse (forse!) le scelte politiche del padrone non sono state le più azzeccate, diciamo, e se proprio vogliamo dirla tutta, anche la famosa narrazione non è stata la più efficace
sembra di tornare al post-referendum, in cui anche organi allineatissimi fino al giorno prima come repubblica osavano mettere in dubbio le strategie insensate del governo e della segreteria pd

chissà che fine faranno queste perenni larghe intese, ora che la destra ha rialzato la testa, ora che i cinque stelle si trovano a fare i conti con la prima seria battuta d’arresto, ora che gli equilibri sono più instabili che mai
gli schemi nazareni sono affondati tra primo e secondo turno, con il carro di renzi alla ricerca di un’improvvida alleanza con il marasma a sinistra, che è stata cassata un minuto dopo la chiusura delle urne
zero progettualità, che è un po’ la cifra di questi anni renziani: come zero strategie ma anche come zero progetti, solo pancia e hashtag, propaganda e autoaffermazione
solo presente

non ho idea di dove andremo a finire, io – che non voto né voterò mai più il pd, ci tengo a ribadirlo – resto coi miei dubbi perché non vedo all’orizzonte una forza di sinistra credibile e coesa, solo tentativi che si sta facendo di tutto per rendere velleitari
certo, sarebbe bello poter votare